Collegio Nazionale Capitani

La Cina risponde ai dazi navali imposti dagli Stati Uniti

Articolo di mercoledì 15 ottobre 2025



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Il Ministero dei Trasporti cinese ha annunciato che, a partire dal 14 ottobre, le navi di proprietà o gestite da aziende o privati statunitensi, così come quelle costruite negli Stati Uniti o battenti bandiera americana, dovranno pagare tasse portuali aggiuntive nei porti cinesi.

Secondo Pechino, questa misura rappresenta una contromossa alle imminenti tasse portuali imposte dagli Stati Uniti sulle navi cinesi. Dal 14 ottobre, infatti, le imbarcazioni costruite in Cina o di proprietà, gestione o bandiera cinese dovranno versare una tassa al loro primo approdo in un porto statunitense. Gli analisti stimano che l’importo possa superare 1 milione di dollari per una nave con oltre 10.000 container, con incrementi annuali fino al 2028.

Le navi cinesi saranno soggette a una tariffa fissa di 80 dollari per tonnellaggio netto per ciascun viaggio verso gli Stati Uniti. “Si tratta di una misura chiaramente discriminatoria che danneggia i legittimi interessi dell’industria navale cinese, compromette la stabilità della catena di approvvigionamento globale e mina l’ordine economico e commerciale internazionale”, ha dichiarato il Ministero dei Trasporti di Pechino.

Per quanto riguarda le navi statunitensi, le nuove tariffe nei porti cinesi saranno di 400 yuan (56,13 dollari) per tonnellata netta dal 14 ottobre, con aumenti progressivi a 640 yuan (89,81 dollari) dal 17 aprile 2026, 880 yuan (123,52 dollari) dal 17 aprile 2027 e 1.120 yuan (157,16 dollari) dal 17 aprile 2028.

Le tensioni commerciali tra Cina e Stati Uniti si sono riaccese da settembre, mentre le due potenze faticano a superare la tregua tariffaria di 90 giorni avviata l’11 agosto e destinata a concludersi intorno al 9 novembre. Le misure di ritorsione adottate nel corso dell’anno hanno già comportato un calo significativo delle importazioni cinesi di prodotti agricoli ed energetici americani.

“Non ci saranno grandi effetti immediati sul commercio agricolo, ma questa decisione mostra che la Cina resta irritata con Washington e non ha intenzione di riaprire presto alle importazioni di prodotti agricoli statunitensi”, ha dichiarato a Reuters un commerciante di semi oleosi di un’azienda internazionale. “Non si prendono provvedimenti del genere se si punta alla distensione: quest’anno i frantoi cinesi potrebbero rinunciare ai semi statunitensi.”

Un possibile confronto tra il presidente statunitense Donald Trump e il leader cinese Xi Jinping è previsto in occasione della prossima riunione della Cooperazione Economica Asia-Pacifico (Apec), che si terrà in Corea del Sud entro la fine del mese.

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