Collegio Nazionale Capitani

Fincantieri ottiene nuovi ordini ma chiude in rosso i primi 9 mesi del 2015

Articolo di venerdì 13 novembre 2015



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La cantieristica, specie nel settore crocieristico e in quello militare, tiene bene nel 2015 con ordini in crescita, ma Fincantieri chiude il bilancio provvisorio dei primi 9 mesi dell’anno con una perdita netta a livello di gruppo pari a 96 milioni di euro, in gran parte dovuta alla crisi dell’offshore che impatta pesantemente sui conti della controllata VARD.


Questa dicotomia è ben rappresentata dalle comunicazioni formali emesse nelle ultime ore dal gruppo navalmeccanico italiano, che ha rilasciato una dettagliata nota sull’andamento tra gennaio e settembre 2015, seguita a stretto giro dall’annuncio dell’accordo preliminare per un nuovo doppio ordine del gruppo crocieristico Viking Ocean Cruises e della nuova commessa per un ulteriore pattugliatore della Marina Militare Italiana ottenuta dall’ATI costituita da Fincantieri e Finmeccanica.

Le due nuove navi del gruppo Viking, storicamente attivo nelle crociere fluviali e fresco di debutto in mare con la Viking Star – consegnata nel marzo di quest’anno – saranno gemelle delle 3 unità ordinate a Fincantieri nel 2012 e verranno ultimate tra il 2018 e il 2020. Nel frattempo ad Ancona procedono i lavori su Viking Sky e Viking Sea, che entreranno nella flotta dell’armatore americano rispettivamente nel 2016 e 2017. L’opzione per una quarta nave, rivela poi Fincantieri nella sua nota, è già stata esercitata e in fase completamento, mentre queste due ulteriori commesse, la quinta e la sesta, diventeranno esecutive non appena tutte le condizioni economico finanziarie saranno definite.

Ordini, quelli di Viking e quello della Marina Militare, che contribuiscono a rafforzare ulteriormente il portafoglio di Fincantieri, che peraltro non è certo la voce debole del bilancio: l’ammontare complessivo di commesse al 30 settembre 2015 risultava infatti pari a 17,6 miliardi di euro, rispetto ai 14,6 miliardi del 30 settembre 2014. Nel periodo considerato, rispetto all’anno precedente, sono aumentati anche i ricavi, passati da 2,9 a 3 miliardi di euro, e il volume degli ordini acquisiti, attestatosi nei primi nove mesi del 2015 a circa 4,8 miliardi, rispetto ai 4,2 miliardi dei primi nove mesi dello scorso anno.

Le entrate non mancano, ma non sono sufficienti a sostenere un EBITDA in calo da 207 a 6 milioni di euro, un EBIT che risulta negativo per 74 milioni (era positivo per 132 milioni al 30 settembre 2014) e un risultato del periodo di pertinenza negativo per 96 milioni di dollari, rispetto all’utile di 42 milioni registrato nei primo 9 mesi dello scorso anno.

Bene invece il carico di lavoro (backlog) del gruppo, che al 30 settembre 2015 è risultato pari a 11,6 miliardi di euro (9,5 miliardi di euro nei nove mesi del 2014) con uno sviluppo delle commesse in portafoglio previsto fino al 2025.

La divisione Shipbuilding, che pesa per l’85% del totale dei nuovi ordini (73% al 30 settembre 2014) e per il 68% dei ricavi complessivi (62,4% nei primo 9 mesi del 2014), ha visto crescere il numero di commesse, con 11 unità in costruzione nei cantieri italiani del Gruppo (di cui 3 consegnate nel periodo) rispetto alle 8 unità in costruzione al 30 settembre 2014, ma l’EBITDA del branch, si legge nella nota, “è fortemente penalizzato a causa dei significativi extra costi connessi alla gestione di problematiche sulle prime navi prototipo”.

Proprio su questo punto verte anche il commento dell’Amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono: “L’andamento della gestione nei primi nove mesi del 2015 riflette il forte incremento dell'attività produttiva e di progettazione. Tale incremento è conseguenza dell'importante crescita del portafoglio ordini. Tuttavia, il peso degli ordinativi di navi prototipo, acquisiti a bassa marginalità nella fase più acuta della crisi per sostenere l'attività produttiva, ha penalizzato la redditività del gruppo. A ciò si sono aggiunti gli effetti della crisi del settore Oil&Gas, causata dalla non prevedibile discesa del prezzo del petrolio, e il perdurare delle difficoltà di Vard in Brasile, legate anche alla situazione economica e politica del Paese”.

Nel soft backlog di Fincantieri, ovvero nel portafoglio di commesse ottenute tramite accordi ancora da finalizzare, ci sono infatti moltissime unità innovative, prototipi progettuali come 4 delle 5 unità che verranno costruite per Carnival in base all’agreement firmato lo scorso marzo (la quinta sarà un’unità ‘ripetuta’, ovvero basata su un progetto esistente), e le 3 cruiseship frutto della lettera d’intenti vincolante siglata con Virgin Cruises. Nuovo lavoro che tuttavia, proprio per il carattere inedito delle costruzioni, comporterà costi ulteriori e marginalità più basse.

Ma la nota dolente, come ha ribadito lo stesso Bono, è relativa al settore dell’Offshore e alle attività dalla controllata VARD, che al 30 settembre 2015 pesa solo per il 6% dei nuovi ordini, rispetto al 27% dei primi 9 mesi del 2014 (da 1 miliardo a 299 milioni di euro) e per il 27,3% dei ricavi complessivi (847 milioni di euro). La forte contrazione, che si riflette in un EBITDA di divisione negativo per 16 milioni di euro (+89 milioni nei primi mesi del 2014) è dovuto al crollo degli investimenti delle major petrolifere, colpite duramente dalla crisi del prezzo del greggio, e anche delle ormai note problematiche operative degli stabilimenti brasiliani di VARD.

Nel futuro di Fincantieri – che nel frattempo, lo scorso 9 novembre, ha ricevuto la lettera di dimissioni (le cui ragioni non sono note) del Direttore Generale Andrea Mangoni – ci sono nuovi ulteriori commesse nel segmento Shipbuilding: il gruppo ritiene di poter finalizzare entro fine anno una serie di ordini (tra quelli frutto di accordi già firmati e quelli invece oggetto di trattative commerciali ancora in corso) per un valore di 19,8 miliardi di euro per il segmento crocieristico e di 26 miliardi per il comparto militare.

Tutto ciò verrà tenuto in considerazione – fanno sapere del quartier generale di Trieste – nella stesura del nuovo piano industriale in fase di elaborazione, il cui obbiettivo principale sarà quello di “esplicitare le modalità di risoluzione delle criticità citate e gli obiettivi economico-finanziari di breve e medio termine”. Oltre ad interventi mirati a migliorare l’efficienza degli stabilimenti, Fincantieri intende inoltre sviluppare ulteriormente sinergie con VARD, già avviate a causa dell’indisponibilità, in Italia, “di sufficienti risorse specializzate nel proprio indotto”, con un utilizzo consistente di risorse di produzione e di progettazione provenienti dalle fila delle controllata e tramite la costruzione direttamente in Romania di parti di scafo a supporto dei propri cantieri italiani.

F.B.

fonte:www.ship2shore.it

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