Collegio Nazionale Capitani

Francesca, la caparbia sanremese di 23 anni, Terzo Ufficiale di Macchina

Articolo di mercoledì 20 giugno 2018



Collegio Capitani

Francesca Zamunaro, sanremese di 23 anni, ha scelto una vita a stretto contatto col mare. Girare il mondo per mare, passando per ogni porto, con la caparbietà che la contraddistingue e qualche sacrificio, in un ambiente per la maggior parte maschile.

La sua è una posizione di rilievo, a 23 anni è terzo ufficiale di macchina sulle navi da crociera. «Ho respirato l’aria di mare fin da bambina. Mio papà ha sempre lavorato nel diporto, sugli yacht. È stato lui a trasmettermi la passione per la nautica. Quando finite le medie ho dovuto scegliere la scuola superiore, non ho avuto dubbi: il nautico e mi sono così iscritta al “Doria” di Imperia».

Non certo una scelta semplice, tra le poche donne in un equipaggio di soli maschi, per cinque anni. «Non è stata una passeggiata di salute, le materie erano piuttosto complesse e di femmine con cui confrontarmi ce n’erano davvero poche. Ma sapevo che quella era la mia rotta e questo mi ha aiutato ad andare avanti e a raggiungere il diploma».

Sono seguiti poi gli studi all’Accademia mercantile italiana a Genova, il test d’ingresso e i pochi posti agognati da studenti di tutta Italia. Francesca però riesce a superare anche questa prova, grazie all’impegno negli studi e alla sua caparbietà, e diventa così allieva di macchina.

«L’Accademia mi ha dato la possibilità di intraprendere un percorso di alternanza studio e lavoro, con 2 mesi in aula e minimo 4 a bordo. Mi sono così imbarcata per la prima volta. Ho festeggiato i 20anni a bordo. La nave era la Costa Crociere, la destinazione i Fiordi. È stato molto strano, mi trovavo in un posto che non conoscevo, con gente estranea, a fare qualcosa di cui avevo solo sentito parlare. Mi hanno dato una tuta, la tipica tuta da meccanico tutta bianca con guanti, caschetti, scarpe antinfortunistiche. Facevo un turno spezzato, dalle 8 alle 12 e dalle 20 alle 00, più lo straordinario. Trascorrevo la maggior parte del mio tempo in sala macchine a fare la ronda o rifornimento di combustibile. È stato faticoso, la lontananza da casa, il carico di lavoro. Ho avuto però la fortuna di trovare una squadra spettacolare e anche se ero la più piccola, oltretutto donna, l’unica, non mi sono mai sentita a disagio».

In un ambiente a maggioranza maschile come quello dei trasporti marittimi, Francesca è una delle poche donne che riesce a fare carriera, distaccandosi dall’immaginario della donna addetta a mansioni più vicine all’universo femminile, come per esempio la ristorazione, l’accoglienza, l’intrattenimento, ecc.

«Devo ammettere che mi è sempre andata bene – sottolinea –. Al di là del duro lavoro (ma quale lavoro non lo è?) non ho mai subito discriminazioni o forme di molestie. Ho conosciuto colleghe che, al contrario, non sono state ben accettate dagli uomini dell’equipaggio e sono state costrette “ad abbandonare la nave”. E di esempi ne potrei fare tanti. Io sono riuscita a farmi volere bene. Spesso ho dovuto mostrarmi più disponibile, abbassare la testa, lavorare, forse di più, ma non ho mai avvertito tutto ciò come se fossi vessata: sto semplicemente cercando di svolgere al meglio la professione che ho scelto».

«Il mio futuro è in mare. Non so se un domani continuerò sulle navi da crociera, forse mi sposterò nel diporto, sugli yacht privati come hostess. Vedremo. Per il momento so solo che voglio continuare a navigare. A marzo sono diventata terzo ufficiale di macchina, mi hanno dato una nuova divisa, con il grado sulla spalle e l’elica sul colletto. Ogni volta che la indosso mi sento importante. Se tornassi indietro ripercorrerei la stessa strada ad occhi chiusi. E a tutte quelle donne che vogliono intraprendere il mio stesso percorso, voglio dire di non spaventarsi alla prima difficoltà. La vita di bordo è molto difficile ma bisogna imparare a scendere a compromessi, sia sotto l’aspetto affettivo, per la maggior parte dell’anno sei in navigazione, sia sotto quello quotidiano, per mesi vivi e lavori sempre nello stesso luogo –sia sotto quello relazionale, fare amicizie in un ambiente prettamente maschile non è semplice. Ma se è il lavoro che vuoi fare veramente, niente e nessuno potrà mai impedirti di andare avanti e raggiungere il tuo porto».


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