Collegio Nazionale Capitani

Alessandro Laghezza contro la burocrazia che rallenta

Articolo di lunedì 19 marzo 2018



Collegio Capitani

«Che qualcosa nei porti non funzioni, sembra ormai evidente e innegabile. Che il male oscuro delle Autorità di Sistema Portuale sia un assetto burocratico e i vincoli operativi peggiori di quella degli Enti pubblici territoriali, è ormai palese. Molto meno evidente per molti e specialmente per i decisori politici, il conto danni che l’Italia, per queste scelte sbagliate e per una governance ingessata, dovrà e già deve pagare sui mercati internazionali». Così parla apertamente Alessandro Laghezza, il presidente dell’Associazione spedizionieri di La Spezia, riguardo alla burocrazia che spesso rallenta o alle volte blocca quello che è il lavoro degli enti portuali.

«Al recente convegno di Lugano “Un mare di Svizzera” – afferma Laghezza – il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha rilanciato l’idea che spero possa diventare in tempi brevi progetto e quindi legge, di un’autorità portuale deburocratizzata, che abbia la forma e i meccanismi decisionali e di governance di una società per azioni; una Spa che sia affidata alla guida di un Consiglio di Amministrazione che non sia composto da politici, troppo spesso ignari delle dinamiche e dei problemi del settore e del mercato, bensì da veri esperti del settore; il che implica come precondizione il superamento di quelle assurde e autolesioniste norme in vigore relative all’incompatibilità di tutti coloro che nelle scacchiere portuali e marittime hanno le competenze e le professionalità per far funzionare i porti e trasformarli in uno strumento di competitività eccezionale per il Paese.»

«I porti hanno bisogno di un’autorità portuale, o meglio di una Spa di governance autorevole, capace di dialogare a livello internazionale e stringere partnership a tutti i livelli della catena logistica, superando il vetusto concetto della concorrenza tra porti liguri e operando in un’ottica di offerta complessiva dei porti della Liguria. Solo in questo modo si potrà approfittare delle opportunità che i profondi e rapidissimi mutamenti in atto nel mercato internazionale, anche e specialmente nel numero di player in grado di imporre il cambiamento. Governare un sistema come quello dei porti liguri significa porsi in lizza per offrire un sistema portuale Italia davvero alternativo al Northern range non solo per recuperare container in fuga dal nord ovest italiano, ma per penetrare anche con una politica di marketing aggressiva nella Mitteleuropa.»

«E solo con un soggetto autorevole, dotato di competenze potrà essere giocata la partita con i grandi gruppi terminalistici e i colossi armatoriali, bilanciando gli interessi dei traffici con quelli dei territori e facendo delle città portuali eccezionali produttori di ricchezza e occupazione anche per le comunità locali. Ma questo potrà avvenire solo se il sistema dei porti liguri, come sottolineato dal presidente Toti, sarà percepito, attraverso un abbattimento della burocrazia e un’affermazione delle professionalità, come un unicum, e come la porta di ingresso a quella che è la piú importante concentrazione produttiva d’Europa» conclude il presidente degli spedizionieri di La Spezia.


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